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Mal di denti: metodo Bukowski e altri falsi miti

La top ten degli espedienti più gettonati

Non possiamo affidarci ad occhi chiusi ad ogni “vecchio rimedio della Nonna” o a intrugli che tanto somigliano a pinzimoni, nell’attesa di poterci sedere sulla poltrona del dentista.

Il mal di denti può coglierci da un momento all’altro e non sempre abbiamo la possibilità di poterci recare immediatamente dal dentista, e questo posso capirlo.

Detto ciò, non vuol dire che possiamo affidarci ad occhi chiusi a ogni “vecchio rimedio della Nonna” o a intrugli che tanto somigliano a pinzimoni, nell’attesa di poterci sedere sulla poltrona del dentista e finalmente porre rimedio al nostro supplizio.

Da quando ho iniziato a lavorare, ne ho sentiti di metodi casalinghi da parte dei miei pazienti, che un po’ mi hanno fatto sorridere e un po’ arrabbiare, perché mi fanno rendere conto della scarsa informazione o, peggio, dell’inesattezza di informazioni che si possono reperire in giro o per sentito dire, o con un click su un qualsiasi motore di ricerca. Vorrei specificare però che, non tutti i rimedi fai da te sono nocivi o inutili, nell’attesa dell’intervento del dentista.

Prima di entrare nel merito della top ten dei rimedi più gettonati, cerchiamo di capire perché molti di questi siano delle stupidaggini catastrofiche, partendo dalla domanda di base: cos’è la carie?

La carie è  una patologia infettiva, causata da alcuni batteri presenti di default nel cavo orale che sopravvivono grazie agli zuccheri che si depositano sulla superficie dei denti durante la masticazione, sotto forma di residui alimentari. Il prodotto del metabolismo di questi zuccheri da parte delle colonie batteriche sono degli acidi che, a contatto con la superficie dei denti, causano lo scioglimento dei cristalli di idrossiapatite di cui è composto lo smalto.

Quando la carie é superficiale, significa che interessa solo lo strato più esterno del dente, ovvero lo smalto. In questo caso l’infezione é ancora moderata, i sintomi sono lievi: sensibilità caldo-freddo, alla compressione e moderato ristagno di cibo.

Lo step successivo é l’interessamento dello strato sottostante lo smalto, cioè la dentina, meno dura e meno mineralizzata dello smalto, quindi più facilmente degradabile.

Nel terzo stadio, viene coinvolta la polpa dentaria: la parte vitale del dente dove sono contenuti vasi sanguigni e nervi. In questo caso il dolore è pulsante, aumenta in posizione clinostatica e a volte può non rispondere all’uso di antinfiammatori, più efficace risulta l’uso del ghiaccio perché diminuisce l’afflusso sanguigno alla camera pulpare, attenuando la pressione interna.

Facciamo attenzione quando tendiamo a temporeggiare perché, se non trattata, l’infezione porterà alla necrosi pulpare, cioè al completo disfacimento della parte vitale del dente con la comparsa di sanguinamento, pus e gonfiore gengivale. Il dolore in quest’ultimo stadio diventa cronico, costante, non riferibile ad un solo dente ma piuttosto all’intera emiarcata dentaria e aumenta durante gli atti masticatori alla compressione.

Adesso che dovrebbero essere più chiari i tre stadi, è intuitivo che dal primo all’ultimo stadio la terapia prevista sia ben diversa. Da una semplice otturazione della durata di 30 minuti da risolversi in un’unica seduta, minima invasività e prognosi favorevolissima, si passa ad una terapia endodontica (devitalizzazione) con un restauro della corona dentaria complesso che impiega dalle due alle cinque sedute, ovviamente maggiori costi, una terapia antibiotica e antalgica e prognosi legata alla gravità della perdita di sostanza.

Adesso, entriamo nel merito dei rimedi passaparola.

Leggo sul web:

  • Togli ogni residuo di cibo rimasto incastrato. Evita di usare quel dente. Finché non avrai trovato un rimedio efficace, agisci in modo semplice per gestire il dolore. Non masticare in quella parte della bocca e con quel dente in particolare”. ☹

Piu facile a dirsi che a farsi, perché é uno di quei buoni propositi destinati a fallire per un semplice motivo: ogni dente occupa un posto specifico in bocca per svolgere il suo compito durante gli atti masticatori, per questo é impossibile escluderne selettivamente uno dalla masticazione, ne deriverebbero dei movimenti masticatori talmente alterati da non essere efficaci.

  • Puoi anche provare a mettere un riempitivo temporaneo: se il dente è rotto o danneggiato, puoi coprirlo per un po’ con una gomma da masticare o della cera ortodontica. Puoi trovare dei kit con dei riempitivi dentali temporanei in molte farmacie. Generalmente sono di ossido di zinco o di materiale simile, hanno la funzione di ridurre la pressione e puoi tenerli fino a due settimane. In genere non costano più di 10 euro”. ☹

Facciamo molta attenzione!, sono rimedi che, allo scopo di temporeggiare, rischiano di far aggravare la situazione! Chiudere una cavità senza prima averla ripulita per bene dai residui alimentari e dal tessuto dentale cariato non è mai una buona idea e il rischio è di creare una pentola a pressione, pronta ad esplodere in pulpite da un momento all’altro.

  • Uso di antidolorifici 

Gli antidolorifici sono farmaci che non agiscono sull’origine del problema, cioè l’infezione  causata dalla carica batterica della lesione cariosa. Gli antinfiammatori non steroidei agiscono sul sintomo della carie, cioè il dolore, per il tempo di attività della molecola. Questo significa che, terminato l’effetto antalgico del farmaco, il dolore tornerà esattamente con la stessa intensità di prima. Pomate, unguenti ed altro lasciano, il tempo che trovano perché l’azione della saliva ne diluisce molto velocemente la concentrazione, diminuendone di conseguenza l’effetto.

  • Ghiaccio 

Come ho già avuto modo di specificare sopra, può essere un ottimo rimedio.

  • Chiodi di garofano 

Dai chiodi di garofano si estrare l’eugenolo, un olio essenziale con grandi proprietà antinfiammatorie e antisettiche. È un ottimo rimedio che usiamo anche noi dentisti, per le medicazioni intermedie di denti necrotici e purulenti. Il mio consiglio per un rimedio più efficace é quello di utilizzare un piccolissimo batuffolo di cotone appallottolato e appena appena imbevuto nell’olio essenziale, da inserire nella cavità cariosa. Fate attenzione!, attuate le dovute precauzioni d’impiego: l’eugenolo è irritante per le mucose, quindi usatene veramente poco, abbiate cura di eliminare l’eccesso di medicamento tamponando con una garza asciutta. Può considerarsi una buona alternativa agli antidolorifici e per tamponare per un massimo di 48 ore nell’attesa della visita.

  • Acqua e sale, acqua ossigenata, acqua e bicarbonato, acqua di Lourdes, sugo dell’impepata di cozze… ☹

Facile ironia a parte, ho una sola parola: BANDITI .

Perché?: irritano le gengive senza alcun effetto benefico.

  • Pinzimoni vari a base di aglio e cipolla 

Banditi anche questi. Introdurre altre sostanze organiche suscettibili di macerazione all’interno di una cavità, cariosa già piena di dentina e cibo in decomposizione, non mi sembra un’idea molto furba, per quanto aglio e cipolla possano avere proprietà antibiotiche.

  • Artiglio del diavolo, arnica e tutti gli altri rimedi fitoterapici 

Vanno benissimo, se utilizzati con lo stesso metodo dell’eugenolo (chiodo di garofano) sotto forma quindi di olio essenziale.

  • Metodo Bukowski 

Chiudiamo con quel metodo che si aggiudica sempre il podio.

L’alcol é un blando anestetico dall’effetto temporaneo dovuto alla vasocostrizione periferica, ma terminata l’applicazione l’effetto termina velocemente.

Ricordando che la mucosa orale è simile a quella delle nostre parti intime, vi lascio con questa considerazione: fareste mai delle abluzioni a base di whisky o alcol in caso di dolore o irritazione, alle vostre parti intime? Se la risposta è stata subito: no!, a meno che non si sia masochisti, perché per la bocca dovrebbe essere diverso?

 

Idrossiapatite:  è un minerale che fa parte del gruppo delle apatiti. L’idrossiapatite è anche prodotta e riassorbita da tessuti organici ed è uno dei componenti principali delle ossa trovandosi sotto forma di sali di calcio.

Posizione clinostatica: Nel linguaggio medico, indica la posizione orizzontale, distesa, del paziente nel letto.

Emiarcata dentaria: la metà di un’arcata dentaria.

Pulpite: La pulpite è un’affezione a carattere infiammatorio che colpisce la polpa dentaria. Può avere decorso acuto o cronico.

Eugenolo: le proprietà e i benefici dell’olio essenziale di chiodi di garofano sono molteplici

  • Antisettico ad ampio spettro
  • Antivirale
  • Analgesico
  • Antispasmodico
  • Tonico