pulizia denti studio palmeri dentisti catania

No Dottoressa, niente pulizia dei denti!

Dal diario di una dentista

Una corretta igiene orale può aiutarci a ritardare nel tempo la seduta di pulizia professionale, ma non ha nulla a che vedere con il controllo che va fatto una volta l’anno per constatare lo stato di salute della nostra bocca.

Basta dentista! Ecco come rimuovere naturalmente placca e tartaro dai denti”. Giorni fa mi sono imbattuta in questo titolo. Il contenuto potrebbe avere qualche consiglio veramente utile, ma è quel “basta dentista” che proprio non va, prendersi cura della propria igiene orale a casa, anche con metodi naturali, non deve escludere i controlli del professionista, semmai essergli da supporto.

Una corretta igiene orale può aiutarci a ritardare nel tempo la seduta di pulizia professionale, ma non ha nulla a che vedere con il controllo che va fatto una volta l’anno per constatare lo stato di salute della nostra bocca.

 

Dottoressa, io la pulizia dei denti non la voglio perché ogni volta che un mio conoscente l’ha fatta, poi é saltato fuori qualcosa e il preventivo é lievitato e il dolore si é intensificato.

 

Ammetto che la prima volta che ho sentito dire una cosa del genere ad uno dei miei pazienti, all’inizio della mia carriera, ho pensato tra me e me “va bene… questo é tutto matto!”.

 

Così, anche questa volta, rassegnata, ho fatto finta di nulla, e con il classico sorriso di circostanza, ho iniziato la filippica sull’importanza dell’igiene orale professionale per la prevenzione delle gengiviti e delle più gravi parodontopatie.

 

Dopo un lungo soliloquio accompagnato da disegno e modellino dimostrativo per rendere più chiaro tutto il concetto, il mio paziente  ribadisce imperterrito che non è interessato alla pulizia dei denti ma solo al motivo iniziale della richiesta di visita: preventivo per un impianto, più protesi per un dente mancante.

 

Finita la visita, mentre provo a rilassarmi liberando la mente, inizio a riflettere sul numero di volte che mi sia capitata una richiesta simile da parte dei miei pazienti e sempre con la stessa motivazione.

 

“C’è qualcosa che non va”, mi sono detta “perché proprio con la figura del dentista nelle persone si insinua il dubbio  di un inganno, in una questione così delicata come la salute? Da dove vengono queste convinzioni? Perché tanta diffidenza verso la pulizia dei denti?”.

 

Vi siete chiesti a cosa serve in modo concreto la pulizia professionale dei denti?

 

La saliva, secreta nel cavo orale dalle ghiandole salivari, contiene in percentuale variabile sali minerali che durante l’arco della giornata si depositano sulla superficie dei denti.

 

Nei punti in cui lo spazzolino, il filo, il getto dell’ idropulsore o lo scovolino non riescono a rimuovere  bene tutta la placca batterica, questi sali si solidificano dando luogo a delle concrezioni dure adese alla superficie del dente, nella  maggior parte dei casi al colletto.

Durante la seduta di igiene orale professionale,  con una punta non tagliente che vibra (ablatore ad ultrasuoni) queste incrostazioni vengono sgretolate sopra e sotto la gengiva e sulle superfici dentali levigate.

Quali sono dunque i fastidi che il paziente attribuisce alla pulizia, ma che in realtà sono diretta conseguenza della presenza di tartaro?

 

  • in caso di tartaro a livello del colletto, le gengive sanguineranno  e saranno infiammate e doloranti in maniera direttamente proporzionale alla quantità di tartaro presente
  • i denti saranno più sensibili perché il tartaro rimosso costituiva un impacco di placca batterica sul colletto del dente, zona non protetta dallo smalto, in cui la dentina rimarrà esposta con i suoi tubuli
  • si sentiranno di nuovo le superfici frastagliate dei denti e anche gli spazi tra l’uno e l’altro
  • potrebbero venire fuori lesioni cariose interprossimali (tra un dente e l’altro)
  • i denti potrebbero muoversi di più

 

Quest’ultimo punto merita un approfondimento.

 

Il dente sano non é “cementato” all’osso alveolare. Al contrario, la radice é provvista di un “calzino” fibroso chiamato legamento parodontale che funge da sistema di ammortizzazione il quale, insieme alla gengiva aderente, costituisce un complesso (parodonto) che isola e protegge la parte più delicata del dente da microorganismi e insulti termici o meccanici.

 

Il legamento parodontale consente al dente di avere un comportamento elastico all’interno dell’osso. Una gengiva sana aderisce perfettamente al colletto del dente impedendo che la placca batterica invada lo spazio parodontale.

Se la gengiva infiammata dal tartaro si stacca, perde la sua funzione sigillante esponendo lo spazio parodontale.

Il questo caso il primo a soffrirne é l’osso attorno alla radice che inizia a riassorbirsi facendo perdere sostegno al dente.

 

“Allora perché quando c’era il tartaro si muovevano di meno?” mi chiedono i pazienti diffidenti nei confronti della pulizia professionale.

 

Perché il tartaro faceva da malta unendo gli elementi dentari l’uno con l’altro.

 

A questo punto come convincere questo tipo di pazienti dell’importanza delle visite di controllo e, quando opportuno, della pulizia orale professionale?

 

La risposta più semplice è spiegargli che non é obbligatorio sottoporsi alla pulizia ogni anno se non c’è tartaro, ma!, per far sì che ciò accada, e non far accumulare tartaro, basta lavare i denti in modo corretto e seguire qualche accorgimento nell’alimentazione.

 

Sfatiamo infatti un altro mito che gli spot pubblicitari reclamano a gran voce: i dentisti consigliano l’igiene professionale  una volta l’anno.

 

Ma quando mai?

Se dovessi ragionare con il mio IBAN, dovrei per ovvie ragioni supportare questo messaggio.

 

Eticamente non posso, non è corretto nei confronti dei miei pazienti.

 

Se non si ha tartaro, se le gengive non mostrano segni di infiammazione, se non si fuma: perché diamine dovrei sottoporre ogni anno il mio paziente ad una pulizia professionale?

 

Forse il messaggio che dovrebbe passare è che: i dentisti raccomandano una visita di controllo l’anno!

 

La professione medica va svolta con empatia nei confronti dei propri pazienti.

Sembrerebbe una cosa del tutto naturale e scontata, ma vi assicuro che non sempre è così, e lo si impara strada facendo.

Con il passare del tempo e forte dell’esperienza su cui oggi posso contare, quando indosso il camice e mi ritrovo ad ascoltare certe convinzioni basate sul “sentito dire” e su “il Dottor google, medico onnisciente”, non rimpiango più il tempo che spendo durante le sedute a coltivare il rapporto umano e di fiducia con i miei pazienti, cercando di spiegare loro perché e quando certe cose vadano fatte e soprattutto che, prima di dar retta al web, sarebbe opportuno chiedere consiglio ad un esperto.

Come sempre, sottolineo che internet può essere un valido strumento d’informazione per tutti, dal professionista allo studente delle scuole elementari, ma non tutte le informazioni che troviamo vanno prese come oro colato, un po’ come quei professori saggi che ci insegnavano “non è perché lo trovate scritto sul libro, vuol dire che sia giusto…”.