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Osteonecrosi da bifosfonati: la comunicazione tra oncologo e dentista fa la differenza nella prevenzione

È fondamentale informare il proprio medico dentista se si stanno assumendo questo tipo di farmaci

Negli ultimi anni, anche nel nostro Paese si sono moltiplicate le segnalazioni spontanee di osteonecrosi delle ossa mascellari associata all’uso di bifosfonati.

I bifosfonati vengono impiegati nella terapia di diverse patologie metaboliche ed oncologiche che coinvolgono le ossa: metastasi ossee,  osteogenesi imperfetta, osteoporosi e morbo di Paget. Secondo i dati riportati dall’AIOM (Associazione italiana di oncologia medica) in Italia ogni anno si contano 35.000 nuovi casi di metastasi ossee, derivanti da tumori primari alla mammella, alla prostata, alla tiroide, al rene, alla vescica, al polmone ed a mieloma multiplo. Queste metastasi hanno caratteristiche differenti a seconda del tumore da cui hanno origine. I bifosfonati, somministrati per via endovenosa, spesso in concomitanza di altri farmaci antineoplastici e corticosteroidi, bloccano l’accrescimento delle metastasi ossee e il progredire della malattia. La loro assunzione nei pazienti oncologici è quindi fondamentale perché consente di preservare le ossa da fratture dovute alla patologia, diminuisce il dolore e migliora la qualità della vita.

Somministrati con posologie diverse vengono usati anche nel trattamento a lungo termine dell’osteoporosi per la loro capacità di legarsi stabilmente alle cellule ossee rallentandone il riassorbimento. Numerosi studi hanno dimostrato che i bisfosfonati sono in grado di ridurre significativamente il rischio di fratture vertebrali, femorali e periferiche, pertanto la loro validità nella terapia dell’osteoporosi è indubbia.

 

Perché è fondamentale informare il proprio medico dentista se si stanno assumendo bifosfonati, si deve affrontare una terapia a base di questi farmaci o nel caso in cui si siano assunti in passato?

Perché in seguito a interventi di chirurgia orale come avulsioni dentali o implantologia può verificarsi una complicanza chiamata :osteonecrosi. Il tessuto osseo sottoposto all’intervento chirurgico non guarisce come dovrebbe, si infetta e si espone. Questa eventualità e stata osservata molto piu frequentemente nei pazienti oncologici evidenziando un legame dipendente dalle dosi e dalle modalità di somministrazione dei bifosfonati.

Caratteristica dei bifosfonati è quella di “accumularsi” nelle ossa e rimanerci per lungo tempo anche dopo la sospensione della cura. Proprio la dose cumulativa del farmaco sembra essere l’elemento alla base dell’osteonecrosi della mandibola/mascella.

Perché la prevenzione dell’osteonecrosi si basa sulla stretta collaborazione e comunicazione tra l’odontoiatra, il medico generico (come già detto i bifosfonati vengono prescritti anche per la cura dell’osteoporosi) e oncologo? Perché eventuali terapie chirurgiche odontoiatriche ( estrazioni dentali, implantologia, interventi di chirurgia orale) possano essere svolte in sicurezza rispettando protocolli specifici e  prevedendo dunque l’insorgenza dell’ osteonecrosi.

È importante che i pazienti oncolologici che devono sottoporsi a terapia con bifosfonati  effettuino

una visita di controllo dall’odontoiatra ed una seduta di igiene orale professionale prima di iniziare la terapia; eventuali interventi chirurgici orali saranno effettuati prima dell’inizio della terapia in totale sicurezza. Verrà stabilito  un programma di follow up clinico e radiografico periodico.

Nei pazienti oncologici che hanno già iniziato il trattamento ma non hanno fatto prima il controllo odontoiatrico, una scrupolosa esplorazione della mucosa orale e della regione cutanea del terzo inferiore del volto, supportata da indagine radiografica, aiuta il dentista a riconoscere quei piccoli segni che possono sollevare il sospetto che sia in atto un processo osteonecrotico e pertanto rappresenta un momento importante di diagnosi precoce e prevenzione della patologia.

Nei pazienti che assumono bifosfonati per la cura dell’osteoporosi, il rischio legato allo sviluppo della malattia è decisamente più basso, soprattutto se la terapia dura da meno di 3 anni e non vi sia l’utilizzo concomitante di farmaci corticosteroidei. Tuttavia anche per questi pazienti gli interventi di chirurgia orale devono seguire precisi protocolli pre e post operatori. Il rischio per i pazienti è dell’1% nel primo anno di cure e sale all’11% dopo 4 anni; se ne deduce che una maggiore durata della terapia è associata ad un aumento del rischio, soprattutto nel caso in cui essa superi i tre anni.

Come si presenta l’osteonecrosi?

L’osteonecrosi si presenta con una perdita parziale e localizzata del tessuto osseo, con o senza dolore. Col procedere della malattia i sintomi più comunemente riferiti dai pazienti sono quelli dati da bruciore alla bocca, una sensazione sgradevole di intorpidimento, aumento della mobilità dentale, perdita dei denti, ascessi ricorrenti. In presenza di questi casi si raccomanda di consultare urgentemente il proprio odontoiatra o un reparto di Chirurgia Orale.

 

Perché è importante prevenire. L’importanza della prevenzione nel ridurre significativamente l’incidenza di osteonecrosi nei pazienti oncologici trattati con bifosfonati è stata dimostrata in diversi studi, evidenziando l’importanza sia della visita odontoiatrica di routine prima di iniziare la terapia, sia dei controlli periodici durante la terapia stessa al fine di eliminare tutti quei possibili fattori di rischio locali che predispongono alla comparsa della patologia.

 

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